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<<Comandante
Girodel! Come è stato possibile! Vi siete rifiutato di eseguire
i miei ordini!>>
<<Generale
Bouillet...>>
<<Fate
silenzio comandante! Non vi ho ancora dato il permesso di parlare! Il vostro
è stato un comportamento scandaloso! Un comportamento che vi raccomanda
alla corte marziale! Dovete imparare, voi giovani, a non discutere gli
ordini dei superiori!>>
Girodel
taceva, ma non per il timore delle minacce del generale.
Taceva
perchè non aveva nulla da dire, tutte quelle parole gli scivolavano
addosso come la pioggia.
Non gli
sarebbe importato nulla se l’avessero sospeso dall’incarico di comandante
delle guardie reali. Gli poteva dispiacere solo per suo padre. Ma non rimpiangeva
la sua decisione. Mai avrebbe potuto aprire il fuoco su Oscar.
<<Comandante
Girodel - incalzò il generale - ora, di grazia, spiegatemi>>
<<Generale,
non ho nulla da dire in mia difesa. Ho disobbedito ad un vostro ordine
e merito la punizione che volete infliggermi. Non ho scusanti. Ma...ma
non ho nemmeno rimpianti>>
<<Che
volete dire, comandante, che lo rifareste? Che non temete la corte marziale?>>
chiese il generale Bouillet esterrefatto.
<<No,
signor generale. Non temo la punizione perchè io..>> esitò
e abbassò la testa
<<Bene,
comandante Girodel - lo interruppe il suo superiore - in questi ultimi
giorni ne ho viste così tante che una in più o una in meno,
non mi fa differenza. Voi giovani....- si interruppe e si accomodò
meglio sulla poltrona - voi giovani siete delle teste calde! Ma dovete
imparare che...- sbuffò - lasciamo stare, potete ritirarvi ora,
consegnate la spada e andate a casa. Sarete informato sui provvedimenti
del caso>>
<<Bene
signore>> fece dietro front e uscì dalla stanza.
Non
mi importa, non mi importa più di nulla, Oscar, se non posso stare
con voi.
Passarono
i giorni senza che ricevesse alcuna notizia circa la sua punizione.
Un giorno
arrivò un messo dal quartier generale.
<<Conte
Victor Clemente de Girodel, per ordine di sua Maestà il Re, siete
confinato nelle vostre proprietà, nella Borgogna, fino a nuove disposizioni>>
Ascoltò
tutto in silenzio e abbassò la testa.
<<Bene,
partirò immediatamente>>
Il re
era stato alquanto magnanimo con lui, avrebbe forse meritato la Bastiglia.
Dopo
aver radunato poche cose, si accinse a partire.
Salutò
la madre in lacrime e mandò un saluto anche al padre che, dopo quello
che era successo, si rifiutava di rivolgergli la parola.
<<Madre,
stategli vicina>>
<<Victor,
abbi cura di te, figlio mio ....>>
<<Non
addoloratevi per me, io non ho rimpianti. Rifarei esattamente ciò
che ho fatto>>
<<Quella
ragazza è veramente importante per te Victor?>>
<<....madre,
non ne parliamo più per favore, addio>>
Spronò
il cavallo e partì assieme al suo attendente.
Era già
passato un po’ di tempo da quando era arrivato in Borgogna, ma non aveva
avuto più notizie dal quartier generale.
Sua madre
provvedeva invece a tenerlo costantemente informato sugli eventi, l’ultima
sua lettera esprimeva preoccupazione e timore che le cose volgessero sempre
più al peggio.
Victor,
la situazione non è positiva.
Il
rumore degli spari che provengono da Parigi si odono fino a casa nostra.
Tuo
fratello Gaston è stato richiamato ieri.
Non
te l’avevo detto? Ha avuto il tuo incarico, Victor.
Gaston
era suo fratello minore. Era molto in gamba e meritava quel posto.
Non
so se riuscirò a scriverti ancora così frequentemente Victor,
ormai la posta è controllata.
Quella
era stata l’ultima lettera di sua madre.
Erano
passati alcuni giorni e nulla era più pervenuto, tranne che le brutte
notizie dalla fermata di posta del paese.
Un giorno
il suo attendente tornò a casa trafelato.
<<Conte!!
Conte Girodel!! La Bastiglia, la Bastiglia è caduta!>>
Rimase
di sasso. La rivoluzione. Non c’era dubbio.
Il suo
pensiero corse alla madre, al padre, al fratello e...ad Oscar.
Oscar
era in prima linea. Oscar poteva essere in pericolo.
<<Preparatemi
il cavallo, devo andare, torno a Parigi>>
Quando
giunse nei pressi della sua casa, una densa colonna di fumo si levava in
alto.
Scese
da cavallo e lo spettacolo che vide era tremendo.
La sua
casa...non c'era più.
Si avvicinò,
con la morte nel cuore, alle rovine che gli stavano davanti.
Entrò
in quella che una volta era la residenza della famiglia de Girodel.
Non c'era
più nulla, nient'altro che ammassi di legna bruciati e ancora fumanti.
Era chiaro
cos'era successo.
All'interno
della casa tutto era distrutto e il suo cuore si riempì di una tristezza
atroce.
Raccolse
un pezzo di stoffa bruciacchiata da terra e lo strinse nelle mani.
Pregava
per i suoi genitori, per suo fratello e per tutte le persone che lavoravano
per loro.
Madre,
dove siete, padre, Gaston, dove sono tutti, dove sono tutti!!!!
Era terribile.
Una sensazione orrenda, non sapere esattamente cosa ne era stato di loro.
<<...conte....conte
Victor....>>
Una voce
incerta lo fece voltare
<<Gouleme!
Gouleme! siete voi!!>>
<<conte
Victor...>>
Il servitore
si accasciò per terra, in ginocchio di fronte a lui.
<<Che
cosa è successo Gouleme!?>>
<<Sono
arrivati fino qui, conte, Hebert e i suoi! Li hanno portati via tutti!
Vostra madre, vostro padre!>>
<<Dove
li hanno portati?!>>
<<Non
lo so conte, io...io..non ho visto..parlavano del Tempio...il Tempio...>>
Girodel
rabbrividì.
<<Oh
mio Dio! >>
La prigione
del Tempio era tristemente nota per essere una delle prigioni più
tetre e malsane di Parigi e là dentro, la salute cagionevole della
madre, si sarebbe ulteriormente aggravata.
<<Scappate
conte! Scappate, tornate in Borgogna!!!>>
<<Gouleme,
andiamo, venite con me>>
Girodel
tentò di far forza all'uomo che, visibilmente scosso, si era inginocchiato
a terra, come per invocare il suo perdono.
Quando
uscì, si riempì i polmoni d'aria. Respirò intensamente.
<<Raccontami,
Gouleme. Cosa è successo qui?>>
<<E'
stato tremendo signor conte, tutte le case qui attorno sono state date
alle fiamme, tutti i proprietari sono stati portati via e chi faceva resistenza
è stato ucciso>>
Girodel
si sentì tremendamente in colpa per non essere stato presente nel
momento in cui erano entrati in casa sua.
<<Mia
madre, è stata portata via?>>
<<Si
signore, anche vostro padre....mentre vostro fratello.....>>
<<Gaston....>>
Girodel
capì
<<Signore,
il signorino Gaston si è opposto strenuamente a Hebert. Ha tentato
di proteggere vostra madre ma loro.....signore....l'ho sepolto io, sotto
l'abero. Non lo troveranno signore, ora non lo troveranno più>>
Girodel
ripensò a suo fratello. Lo immaginava mentre, coraggiosamente, difendeva
la madre, lo immaginava con la spada in mano, mentre si batteva contro
quelle bestie assetate di sangue.
Gaston
era sempre stato così. Ed era morto da eroe.
<<Gouleme,
sai...sai niente dei Jarjayes?>>
<<Ho
sentito dire che il generale è vivo signor conte, e la contessa
sua moglie pare sia partita tempo fa per l'Inghilterra>>
<<e...il
comandante Oscar...?>>
<<Non
ne so nulla signore. Non si sa più nulla di Madamigella Oscar>>
Girodel
temeva quella risposta.
<<Dicono
che il generale Jarjayes sia come...impazzito...>>
<<Gouleme,
vai in Borgogna. Torna a casa e riferisci a Robert che io...devo rimare
ancora un pò qui>>
<<Ma
è pericoloso! Conte vi prego, venite con me!>>
Ma Girodel
non lo ascoltava più. Prese di peso l'uomo e lo aiutò a montare
sul suo cavallo.
<<Vai
Gouleme!>>
Diede
una pacca all'animale che partì al galoppo, senza udire le invocazioni
del servitore lo chiamava inutilmente.
Arrivò
a Parigi, dopo qualche ora di cammino.
Il quartier
generale del ministero della guerra.
Era pericoloso
entrare e farsi riconoscere, ma lui doveva sapere come erano andate le
cose.
Quando
entrò, nessuno fece caso a lui, in fondo non indossava nessun abito
che desse adito a sospetti.
Era tutto
cambiato.
Si avviò
verso quello che un tempo era l'ufficio del generale Bouillet.
<<Avanti!>>
La voce
ovviamente era di un'altra persona.
<<Cosa
vuoi, cittadino?>>
Un uomo
di mezz'età, seduto al posto del generale, si rivolse a lui
in modo brusco e privo di ogni forma di educazione.
<<Sono....vorrei
notizie di una persona, se potete fornirmele>>
Evitò
di presentarsi. L'uomo al di là del tavolo storse la bocca in una
smorfia, che forse a suo modo doveva essere un sorriso.
<<Chi
sarebbe questa persona?>>
<<Una
donna, Oscar Francoise de Jarjayes>>
L'uomo
alzò un sopraciglio.
<<Oscar...-
finse di pensarci sopra - e cosa volete sapere?>>
<<Se
è viva>>
<<Mi
dispiace cittadino, non posso risponderti>>
<<E
perchè di grazia?>>
<<Non
posso risponderti, e ora vattene>>
<<Voglio
solo sapere che fine ha fatto, dovete dirmelo!>>
Senza
accorgersene si era tradito.
Non sapeva
che ora tutti i "cittadini" si davano del tu, e non più del voi.
<<CHI
sei, cittadino>>
incalzò
l'uomo con una calma esasperante.
Al silenzio
di Girodel, l'uomo si alzò dalla sedia e con fare minaccioso disse
<<TU
non sei uno dei nostri, sei...uno sporco nobile!!! Presto!! Arrestatelo!>>
Quando
due rozzi soldati entrarono nell'ufficio e lo presero per le braccia, Girodel
ebbe la certezza che non avrebbe mai più rivisto nè sua madre,
nè Gouleme, nè soprattutto Oscar.
<<Portatelo
via!>>
Venne
rinchiuso in una cella, in attesa di essere trasferito al Tempio.
Qualche
giorno dopo un soldato gli fece visita
<<Victor
Clemente de Girodel>>
si voltò,
era la prima volta in quegli ultimi tempi che si sentiva chiamare col suo
nome completo, era curioso di sapere che era la persona che l'aveva riconosciuto.
Quando vide il volto del soldato, si ricordò di quel famoso giorno
di pioggia, davanti al palazzo dell'assemblea nazionale.
<<Mi
chiamo Alain Soisson, comandante Girodel, io ero...sono un soldato agli
ordini di....Oscar>>
Girodel
si alzò in piedi e si avvicinò alle sbarre; speranzoso gli
rivolse quella fatidica domanda.
<<Allora,
voi sapete dov'è Oscar!>>
<<Si,
comandante....lo so>>
Dalla
tristezza che lesse negli occhi di Alain, Girodel capì
<<E'..successo...alla
Bastiglia....Oscar....Oscar ci stava guidando alla vittoria, quando...è
stata colpita>>
Girodel
cadde in ginocchio a terra.
<<Allora,
è veramente tutto finito... - disse come fra se' e se' - bene,
Alain,...grazie...è tutto quanto volevo sapere>>
<<Oscar
era una donna eccezionale, comandante Girodel, ha dato la sua vita per
una Francia migliore..>>
Girodel
sorrise amaramente.
<<Se
questa è la Francia per cui lei ha dato la sua vita, se questa è
quella Francia che l'ha strappata via dalle persone che l'amavano, allora
non è più il posto per me. Grazie Alain, è tutto>>
Sospirando,
Alain si allontanò, in fondo aveva ragione, questa non era la Francia
per cui Oscar e Andrè si erano sacrificati.
<<Addio...comandante
Girodel..>>
Durante
la sua prigionia, Girodel scrisse molte lettere, indirizzate ai suoi servitori,
lettere che non furono mai state recapitate e che furono successivamente
trovate nella sua cella.
Il suo
pensiero, mentre con la carretta si avviava verso il patibolo, non era
per nessun'altro che per sua madre, la cui morte, insieme a quella di suo
padre, gli fu comunicata per scherno da un "cittadino" a guardia della
sua cella.
Ma quando
fu legato alla tavola e i suoi capelli vennero tagliati con un colpo secco
di coltello, non potè fare a meno di pensare a colei che aveva amato
più di se' stesso.
Oscar,
ora vi raggiungo, ringrazio Iddio che mi ha concesso il privilegio di amarvi.
La lama
della ghigliottina pose fine ai suoi pensieri e alle sue sofferenze.
Era un
imprecisato giorno di ottobre del 1792.
Fine
Alex